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Intervista sulla psicopatologia nella separazione conflittuale per Radio Canale Italia

Dati ISTAT 2015 su aumento di separazioni e divorzi

Gli ultimi dati ISTAT di cui disponiamo sono del 2015, e presentano un dato in aumento rispetto all’anno precedente sia per quanto riguarda i divorzi, che le separazioni. Parliamo di circa 82.469 divorzi, con una percentuale maggiore del 57% probabilmente legata al divorzio breve, e 91.706 separazioni, con una percentuale di quasi il 3% in più rispetto all’anno precedenza, Nel 90% dei casi, grazie alla legge 54/2006, con affido condiviso, e in quasi il 10% dei casi con affido esclusivo della madre.

Evoluzione delle teorie scientifiche sul fattore causale della possibile psicopatologia dei figli durante la separazione

Negli ultimi anni, proprio per l’incremento delle istanze di separazione con il coinvolgimento di minori, gli studi scientifici si sono focalizzati sugli aspetti traumatici dei vissuti psicologici dei figli esposti alla separazione genitoriale. Attualmente si ritiene che non sia l’evento della separazione in sè a determinare le maggiori difficoltà nel bambino o nell’adolescente, piuttosto le modalità con cui i genitori gestiscono la crisi coniugale. E’ l’esposizione dei figli ad una forte conflittualità che può produrre effetti sul loro sviluppo nel breve e lungo termine. Infatti non è solo la separazione che può essere causa di psicopatologia, ma anche la scelta di non separarsi giudizialmente mantenendo una relazione di coppia in cui i membri non investono più nel rapporto, spinti dall’idea che i figli crescano meglio in una coppia in cui i genitori restano insieme, o per paura che l’altro possa manipolare il figlio mettendoglielo contro.

Cosa implica la separazione per una coppia

La separazione è sicuramente intesa come un evento che implica un cambiamento, un’elaborazione e una evoluzione delle relazioni familiari. Quando avviene in modo funzionale segue varie fasi che comportano sia l’ufficializzazione della separazione, la gestione di questioni economiche e delle relazioni sociali, che la ridefinizione di coppia come genitori ed il ritrovare la progettualità individuale senza contare sulla presenza del coniuge. Il processo di separazione può dirsi concluso positivamente quando vi è accettazione della separazione, presa di consapevolezza dei motivi reali che l’hanno determinata, consapevolezza del personale coinvolgimento rispetto al fallimento dell’unione coniugale, reinvestimento in una progettualità individuale.

Quali sono le dinamiche disfunzionali che possono accadere durante la separazione

Alcuni vedono nella separazione un fallimento personale, in particolar modo nel confrontarsi con degli standard e con quelle che ritengono essere delle regole sociali. Si subiscono dei forti condizionamenti non solo dal rapporto con le famiglie d’origine ma anche con gli amici. La mancata elaborazione dei cambiamenti che avvengono con la separazione, sia a livello individuale che nell’ambito dei rapporti con l’ex partner, con i figli, le famiglie d’origine e l’ambiente sociale, può portare ad una situazione di malessere psicologico dei genitori. In questo malessere il figlio può essere purtroppo oggetto di strumentalizzazione, essere indotto suo malgrado a coalizzarsi con un genitore ai danni dell’altro, ed essere utilizzato in maniera egoistica. A volte può avvenire un’inversione di ruolo, in cui i genitori si rivolgono al figlio per avere sostegno e conforto, altre volte il figlio può essere adultizzato e posto in un ruolo di adulto pari, o altre volte ancora venire iperprotetto e considerato sempre troppo piccolo per fare qualcosa, o subire un’emancipazione precoce per cui il bambino viene espulso dalla relazione familiare intorno ai 13-14 anni.

Quali difficoltà possono sorgere nel bambino e nell’adolescente

In una separazione, ai figli viene chiesto di riorganizzare le proprie abitudini quotidiane e le proprie modalità di relazione con i genitori, e questo può portare a momenti di profonda confusione e disordine emotivo. Avvertire una minaccia di perdita del legame con l’uno o l’altro genitore può originare ansia, collera e sviluppare ovviamente il dolore della perdita effettiva; anche il perdurare di un clima conflittuale e l’essere invischiati nelle dinamiche di cui parlavamo pone i figli in una condizione di sofferenza e rischio psicopatologico. Il malessere che il minore sperimenta si può esprimere attraverso un ventaglio di sintomi e disturbi sia emotivi sia fisici, che tendono a manifestarsi in maniera peculiare secondo le fasi di sviluppo, anche associati tra loro e con il rischio di continuità anche in età adulta. Possono ad esempio nel bambino manifestarsi regressioni, può tornare a fare la pipì a letto o chiedere aiuto in attività in cui era già autonomo, disturbi del sonno, irritabilità e depressione, difficoltà scolastiche. L’incapacità di ridefinire una nuova relazione all’interno della triade può dare difficoltà al bambino nel tollerare la separazione, ritardando l’indipendenza e l’autonomia. Anche nell’adolescente possono svilupparsi ad esempio ansia, depressione, ma anche disturbi del comportamento alimentare, disturbi della condotta, fallimenti scolastici. E’ impossibile stabilire a priori gli esiti che la separazione avrà sui figli perché sono specifici per ogni singola situazione, e vanno considerate la fase di sviluppo del minore, le caratteristiche personali, il modello di attaccamento con i genitori, le risorse personali e ambientali. In ogni caso un contesto familiare altamente conflittuale può compromettere l’adattamento del minore e determinare disagi e difficoltà più o meno gravi in grado di interferire sul suo sviluppo psicoaffettivo, socio-relazionale, sulla formazione della sua personalità con conseguenze sul suo benessere psicofisico e sulla qualità della vita anche futuri.

Quali sono i fattori di protezione che aiutano il figlio ad elaborare la situazione a cui è esposto

I coniugi intrappolati in una forte conflittualità dovrebbero in primo luogo rendersi conto delle pesanti conseguenze che il permanere in questa condizione crea sulla qualità della vita presente e futura dei figli. Il legame coniugale va sciolto tenendo conto degli interessi dei figli e mettendo al centro le loro esigenze. E’ necessario che i figli possano fare riferimento indistintamente a entrambe le figure genitoriali in modo equilibrato, e il genitore deve tener conto dei bisogni di protezione e sicurezza del figlio. La famiglia dovrebbe fornire un contesto in cui il bambino possa raggiungere un senso di appartenenza e individuazione; dovrebbe fornire dei limiti ed essere una struttura di riferimento chiara e coerente, facilitare e promuovere nuovi comportamenti e modificare le modalità relazionali in base al progressivo sviluppo delle sue competenze. I genitori dovrebbero cercare di mediare le loro differenze per mantenere uno stile educativo comune e creare una collaborazione co-parentale distinta dalla relazione coniugale, poiché non funzionare come coppia non significa non funzionare come genitori. Quello che è fondamentale per un figlio, è sentire che i propri genitori, al di la del ruolo decaduto di marito e moglie, sono in grado di mantenere la loro funzione di padre e madre.

Cosa potrebbe aiutare la coppia a gestire al meglio la conflittualità

Sicuramente il mettere al centro i figli e pensare in primo luogo al loro benessere; separare la genitorialità dagli altri aspetti, il riuscire a supportarsi a vicenda come leaders della famiglia e considerare la co-genitorialità come responsabilità congiunta, il portare avanti dei valori personali e di coppia genitoriale tali da mantenere un rapporto rispettoso tra le parti. Il dolore che si può provare durante una separazione può scatenarsi come una furia cieca dove vuole, sull’ex, sui figli, proprio perché solitamente ci si separa nel momento di massima rabbia. Può essere d’aiuto intraprendere prima un percorso di coppia, quando viene avvertito il malessere e non quando si è già deciso per una separazione, e se anche si decidesse per l’interruzione del rapporto bisognerebbe davvero ragionare ed assumere consapevolezza sui motivi che hanno portato alla fine del rapporto di coppia, proprio per evitare di alimentare questa rabbia, che se propagata può generare solo dei danni. La psicoterapia non riguarda solo lo stare insieme ma anche il come lasciarsi, e nel lungo termine la vita potrebbe essere migliore per entrambi i genitori e per i figli.

Dott.ssa Noemi Di Nardo

Centro clinico per autismo, sostegno psicologico, Psicoterapia

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